venerdì 28 ottobre 2016

21 ottobre: Parliamo del nuovo Piano Regolatore con l’assessore Martines

Il Piano Regolatore Generale di Tivoli, adottato nel 1973, si avvia a raggiungere la rispettabile età del mezzo secolo di vita. L’architetto Ruggero Martines, assessore al Piano, ha messo mano alla progettazione di un nuovo strumento urbanistico chiamato ora PUGC (Piano Urbanistico Generale Comunale), per dotare il Comune di un piano pensato e progettato su una realtà territoriale  ben diversa da quella che negli anni sessanta ha ispirato il vecchio PRG. Per la sua formulazione c’è una novità contenuta in una norma regionale che raccomanda l’applicazione di meccanismi di democrazia diretta attraverso consultazioni preventive con i cittadini. Così da qualche mese l’architetto Martines sta seguendo un fitto calendario di incontri promossi da organizzazioni locali, comitati di quartiere, associazioni di categorie produttive e professionali, in modo da recepire le istanze delle differenti realtà che sul territorio vivono e a diverso titolo operano. Ed è in tale ottica che l’assessore ha accolto l’invito di Maria Rosaria Cecchetti, presidente del Tivoli Host, a dibattere il tema in seno al club lions con la partecipazione di un folto ed interessato pubblico. Ricordiamo che il piano attualmente in vigore, pensato per avere una efficacia temporale di 25 anni, è stato redatto negli anni sessanta, quando Tivoli era un polo industriale con realtà come la Pirelli che impiegava migliaia di persone e dava vita ad un notevole indotto di piccole e medie aziende; le cave di travertino che erano una importante fonte di occupazione, l’industria della carta emblema della città, la produzione di energia elettrica con la centrale dell’Acquoria (prima centrale idroelettrica che il 4 luglio 1892 permise l’accensione delle lampadine a Roma), ed anche una fitta rete  di artigiani a supporto dell’intero comparto industriale;  a tutto ciò si associava un forte  sviluppo edilizio  per soddisfare la richiesta di abitazioni. A beneficio di chi non era presente all’incontro riportiamo un estratto di quanto l’assessore Martines ha illustrato.
  
D. Architetto, nel suo giro di consultazioni ha già incontrato un gran numero di persone, può tracciare un primo bilancio in fatto di richieste e necessità emerse?

  R. Se si fa un’analisi del territorio ci accorgiamo che siamo prossimi alla saturazione degli alloggi; semmai mancano quelli per le coppie giovani, e ciò è dovuto al fatto che quando negli anni 60-70,  spinti dallo sviluppo industriale si è costruito, lo si è fatto per soddisfare la richiesta di nuclei familiari medio grandi composti all’epoca da 5-6 persone ed oltre. Queste case ora, anche se disponibili, non sono adatte per coppie giovani il cui nucleo familiare è la metà rispetto al passato.
D. Ed allora cosa fare per ovviare a questo problema ed offrire soluzioni compatibili con la domanda?
  R. Intanto procedere ad una rigenerazione urbana, trovare cioè una misura tale che i cittadini possano riconvertire le cubature di cui dispongono. Faccio un esempio: ho una monofamiliare, oggi incontro molte difficoltà a riconvertirla in una bifamiliare; ed ancora, oggi ho difficoltà a demolire e ricostruire utilizzando la stessa cubatura. Se invece si istituisse una mini premialità in termini di cubatura, il fenomeno della demolizione e ricostruzione sarebbe più adeguato e porterebbe ordine. Questo è un processo che con il tempo diventerà inevitabile per l’adeguamento alle norme antisismiche, igienico sanitarie, e per la riqualificazione energetica. Non è detto che questo meccanismo debba andare in vigore domani, ma se non lo prevediamo oggi, non andrà in funzione neanche fra 10-15 anni quando sarà indispensabile.
D. Assessore sono emerse richieste legate alla fruibilità del territorio e alla mobilità che molto condiziona la vita privata e l’organizzazione del lavoro?
 R. C’è una crescente domanda di verde pubblico attrezzato, sia per la pratica dello sport che per dare più spazi ai bambini per i loro giochi; inoltre viene richiesto di ampliare le aree di parco e di tutela, come pure di pensare seriamente alla creazione del parco della valle dell’Aniene. Il problema della mobilità riguarda la inadeguatezza del trasporto pubblico interno ed esterno verso Roma, la mancanza di posti auto, le difficoltà quotidiane di ingresso alla città e di spostamento al suo interno per il crescente intasamento stradale. Tivoli è una città di piano e di altura e come il resto del Paese sta andando verso una popolazione in cui la componente  anziana è sempre più alta, pensiamo allora a Braschi, quartiere in cui non si riesce a posteggiare e dove le persone anziane hanno difficoltà a spostarsi.
D. Per realizzare un piano capace di prendere in carico le differenti e complesse esigenze serve dunque una capacità progettuale proiettata nel futuro ma anche cospicui investimenti.
 R. Questo è vero, ma è anche vero che non possiamo rinunciare al progetto. Progettare opere da qui a 20 anni  non deve spaventare, perché ciò che appare faraonico oggi, sarà indispensabile domani, e quindi bisogna predisporre oggi le condizioni perché domani si possano realizzare. Riprendo l’esempio di Braschi: progettare una mobilità meccanica circolare è indispensabile per non condannare la popolazione anziana all’isolamento e permettere di spostarsi a quanti, per motivi diversi, devono rapportarsi con chi abita in questo quartiere. Ad una esigenza così complessa non si potrà rispondere nel breve tempo, abbiamo però l’obbligo di pensare a questi progetti, avveniristici sulla carta, ma indispensabili prima o poi per la stessa sopravvivenza di chi vi risiede.
D. Tivoli è una città a vocazione turistica con una  elevata concentrazione di attrazioni ed opere d’arte di valore conosciute nel mondo, ma nonostante ciò soffre di presenze.
 R. E’ vero, abbiamo Villa d’Este, Villa Adriana, Villa Gregoriana, il tempio di Ercole vincitore, la Sibilla, ma Tivoli non è una città pronta per l’accoglienza turistica,  ne sotto il profilo delle infrastrutture, ne per i collegamenti con le grandi città, e neanche per la disponibilità di posti letto, se ne contano meno di 1.400 in totale, metà dei quali stanno su Tivoli terme che è troppo scollegato con il centro della città. Altra risorsa potrebbe essere il turismo termale, dove ora è predominante l’aspetto terapeutico sostenuto dalle ASL. Manca di fatto un turismo di benessere che mai è stato incentivato, in parte per la scarsa disponibilità di posti letto, in parte per la mancanza di una accoglienza dedicata e specializzata con offerte specifiche rivolte ad una clientela con disponibilità economica; questo porterebbe beneficio non solo all’attività termale ma a tutta la città.
D. Parliamo ora del comparto industriale. Quale tipo di sviluppo è immaginabile per Tivoli?
 R. Il Comune è stato nel passato un importante polo industriale ma che ha smesso di esserlo da qualche decennio con l’esaurirsi od il ridursi di alcune attività caratterizzanti il territorio: penso all’industria della carta, a quella estrattiva, all’abbandono della Pirelli e alla morte di tante piccole aziende ad essa legate. Difficile immaginare perciò come sarà il futuro industriale di Tivoli; però pensiamo  allo sviluppo della logistica e dei trasporti, mettendo a disposizione spazi sufficienti per due tipi di aziende: tagli da 200 a 500 metri quadrati  per quelle a carattere artigianale, e dai 3 ai 5 mila metri quadrati ed oltre per le aziende più grandi, perché la logistica ha bisogno di grandi spazi. Va poi fatta una profonda riflessione sulla superficie delle cave di travertino quasi tutte in via di esaurimento. Questa  area così grande può trasformarsi in qualcosa di diverso che continui a dare valore a questi terreni. Ed ancora, che fare di tutti gli edifici industriali che oggi sono abbandonati? Questi volumi, tra l’altro brutti a vedersi, sono da riutilizzare, ma non lo si può fare se non si dispone di uno strumento che permetta di riconvertirli.
D. Per un progetto tanto complesso e per i numerosi passaggi di controllo ed approvazione cui va sottoposto, si richiedono certamente tempi medio lunghi per la sua redazione ed applicazione; quale previsione si può ragionevolmente fare?
 R. Una volta terminate le consultazioni con la popolazione (fra un mese e mezzo circa), si passerà alla progettazione delle linee guida del Piano che saranno portate in Consiglio comunale per l’approvazione, seguirà quindi la pubblicazione all’albo pretorio per ulteriori osservazione da parte dei cittadini. Trascorso questo periodo, il tutto andrà inviato alla citta metropolitana che indirà la conferenza di servizi per l’approvazione. Da quel momento inizierà la fase di  chiusura del piano alla cui progettazione non si è mai smesso di lavorare. Ritengo che l’iter possa concludersi entro la fine di questa consigliatura, cioè entro il 2019.

Vincenzo Pauselli