giovedì 15 gennaio 2009

Cleoto Silvani, in memoriam

ADDIO, GRANDE VECCHIO

V’aspetto n‘cielu, loco è sempre giorno,
in sogno me l’au dittu mamma e tata,
ma se ‘nn è veru, allora m’aretorno!
(Tito Silvani)


Giovedì 8 gennaio 2009 Cleoto Silvani, con la serenità di chi ha saputo meritare una vita così lunga, ha salutato questo mondo per ricongiungersi all’amata consorte Amina, che lo aveva preceduto nel cammino eterno nell’estate scorsa. Un giovanotto di 96 anni.


Quando gli chiedevo come si sentiva, mi rispondeva: “Bene! E che vuoi, non ho nemmeno cento anni!”. Sapevo che era veramente così e sapevo cosa lo mantenesse giovane: chi ama la purezza dell’arte e ad essa sa affidare gioie, dolori, preoccupazioni e soddisfazioni, preserva il suo spirito dalla vecchiaia. E dalla morte.
“Quando ti senti stanco, dispiaciuto, avvilito, mettiti al pianoforte e suona. Ti passerà tutto!”
Com’è vero, mio caro Maestro, ma come sarà difficile adesso, senza il tuo consiglio affettuoso, da padre.
Cleoto nacque nel 1912 dal poeta dialettale Tito, titolare del primo cinema di Tivoli (il mitico “Cinema Silvani”) e iniziò la carriera musicale come accompagnatore di film muti, suonando il violino mentre la sorella Eola si esibiva al pianoforte. Iscritto al Conservatorio Musicale di Santa Cecilia, conseguì il diploma di pianoforte e successivamente il perfezionamento con il grande Alfredo Casella. Non contento proseguì con lo studio dell’organo sotto la guida del leggendario Fernando Germani. Come dire: ha studiato pittura con Caravaggio e scultura con Michelangelo! Con Maestri di tale storica portata, ricoprì il ruolo di insegnante di Musica presso il Convitto Nazionale Amedeo di Savoia e divenne il protagonista della vita musicale tiburtina: la sua scuola pianistica ha educato al gusto della musica almeno tre generazioni.
A fianco dell’amico Aquilino Rivelli (anch’egli grande Lions) è stato copromotore di innumerevoli iniziative nel campo dell’arte: il Premio per la Poesia, il Concorso Pianistico, le recensioni di quasi tutti gli avvenimenti musicali tiburtini degli ultimi 50 anni ed è stato uno dei Fondatori del nostro Club e Melvin Jones Fellow. Eppure, modesto come era, non dava a vedere quasi nulla dell’importanza di quanto produceva.
A causa di qualche guaio cardiaco mal sopportava l’emozione violenta dell’esibizione in pubblico e preferiva che fossimo noi, suoi allievi, a farlo in sua vece; e nel nostro suonare emergeva il suo insegnamento, il suo profondo amore per la musica.
L’essere suo allievo è una delle maggiori gioie della mia vita.
Un benedetto giorno del 1973 mio padre, stanco delle lunghe insistenze (lunghe negli anni ’70 significava “anni”), finalmente sentenziò: “Domani ti porto da Silvani”. Avevo 15 anni e da quel giorno la mia frequentazione con Cleoto è stata costante e feconda. Dopo la morte di mio padre, Cleoto e Amina mi hanno accompagnato in tutta la vita: la laurea, il matrimonio, la nascita dei miei figli, fino al mio ingresso nell'universo Lionistico. Era il 1999 e Cleoto aveva “soltanto” 87 anni!
La sua ultima partecipazione ad una conviviale è stata il 16 novembre dello scorso anno, quando ha voluto contribuire alla mia presidenza partecipando ad una serata di in onore del padre Tito e offrendo i volumi delle sue poesie dialettali per contribuire alla realizzazione del service.
La morte di Amina, pochi mesi fa, è stata per lui un duro colpo.
Per la prima volta andandolo a trovare trovavo il suo pianoforte chiuso. “Cleoto, devi suonare!” “No, non me la sento, non ci vedo bene, suona tu… e torna presto, sennò il pianoforte piange!”. E così le mie visite non erano più mediche, ma erano migliori di qualsiasi medicina: lui stava bene e io mi sentivo più sollevato.
Cleoto, io mi ero convinto che tu fossi praticamente immortale e ti confesso che proprio non ero preparato a perderti. Ci eravamo visti sabato e stavi bene (“E che vuoi, non ho nemmeno cento anni!”), poi lunedì sera la febbre e mercoledì il crollo…
A me, quindicenne, citavi spesso quel passo de il “Mercante di Venezia”, dove Shakespeare faceva dire a Lorenzo:

“L'uomo che non ha musica nell'animo
né si commuove alle dolci armonie,
è nato ai tradimenti, alle rapine,
al malaffare, ha foschi e tenebrosi
come la notte i moti dello spirito
e più neri dell'Erebo gli affetti.
Mai fidarsi di uomini siffatti.”

Comprendevo bene il significato di quanto mi dicevi, ma soprattutto lo ritrovavo in quello che mi insegnavi della musica e della vita.
Caro Maestro, mi mancherai. Tutti i tuoi allievi ti amano e ti piangono come veri figli.
Ti ricorderemo nella musica.
Renato

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