Creare attraverso il lavoro di gruppo costruttive occasioni di educazione
e socialità: questa l’intuizione avuta da tre insegnanti dell’istituto Baccelli
di Tivoli che hanno utilizzato le capacità creative dei propri alunni per affrescare con murales alcuni spazi nei corridoi della scuola. Spiegare
l’arte da una prospettiva diversa da quella cattedratica, mettere a disposizione
dei ragazzi un muro, dare loro nozioni tecnico pratiche e lasciarli esprimere
liberamente in una sorta di gioco-sfida verso se stessi e verso gli altri;
questo è quanto hanno fatto Anna Amodio, insegnante d’arte e immagine, Anna
Faienza e Giuseppe Di Bari insegnanti di sostegno.
Faienza, Amodio, Cecchetti, Di Bari e Garberini |
Quattro le opere realizzate, differenti i soggetti che spaziano dalla riproduzione di opere di artisti famosi, al tema della pace.
“Siamo partiti dalla convinzione – ci dice la
professoressa Amodio- che rendere più bella la scuola con il concorso degli
stessi ragazzi avrebbe creato affettività nei confronti dell’istituto in quanto
struttura; sentendolo anche un po’ loro, lo avrebbero rispettato e curato
evitando il verificarsi di deturpazioni ed atti vandalici”.
Servendosi del muralismo (compreso nel programma di studio) e con la partecipazione a più voci e più mani dei ragazzi, ha preso così forma e colore il progetto Coloriamo la nostra scuola.
Klimt - L'albero della vita |
D. Il primo murales realizzato è intitolato Desiderio di Pace, da dove nasce la scelta del soggetto?
R . E’ la conseguenza – spiega la Amodio- della nostra precedente partecipazione al concorso Lions Un poster per la Pace indetto dal club
Tivoli Host; un tema impegnativo oltre che attuale, importante sul piano sociale e formativo e sul quale disponevamo di
studi e bozzetti.
Alla realizzazione dell’affresco hanno partecipato gli alunni delle sezioni A
delle tre classi; abbiamo impiegato quasi l’intero anno scolastico 2015-16 con
appuntamenti pomeridiani ogni quindici giorni”.
D. Quale è stato il
ruolo ed il contributo pratico dei ragazzi?
“ Totale – ci dice Di
Bari- si sono occupati di tutto: dalla preparazione del fondo della parete (stuccare,
scartavetrare, imbiancare) fino alla preparazione dei colori e naturalmente
alla colorazione dei disegni, dopo aver copiato sul muro le immagini
proiettate”.
“ Questo sistema – conclude
la Amodio- semplice e accessibile a
bravi e meno bravi, ed il lavorare insieme con risultati visibili, ha fatto
cadere la remora di chi non si riteneva capace. Ciò ha inciso molto sulla loro
autostima che in questa fascia di età è molto debole”.
Si è trattato di uno straordinario lavoro di gruppo
documentato da foto che ritraggono i ragazzi all’opera, con il camice e la mascherina
sul viso per proteggersi dalle polveri, come dei veri artisti del muralismo.
La professoressa Anna Faienza ed il collega Di Bari si sono invece
occupati della realizzazione di altri tre murales, sempre nell’ambito dello
stesso progetto “Coloriamo la nostra scuola”, facendo riprodurre opere di
artisti famosi.
“Occupandomi di ragazzi diversamente abili – spiega Faienza
- con il collega Di Bari abbiamo pensato ad un progetto d’inclusività che vedesse insieme tutti i ragazzi, compresi gli
alunni con bisogni speciali o con un
disagio socio cultura. Abbiamo saltato la fase della preparazione del fondo
delle pareti, approfittando anche del fatto che in quel periodo gli operai stavano
tinteggiando i corridoi.
Il lavoro è stato
svolto in orario scolastico con presenze a rotazione per evitare di far perdere
ore di lezione sempre agli stessi ragazzi”.
Saint-Exupery - Il Piccolo Principe |
D. Perché la scelta di far rappresentare opere famose?
R. Abbiamo scelto opere di grandi autori come Klimt, Keit
Haring o gli acquerelli di Antoine de Saint-Exupery dal suo Piccolo Principe, con l’obiettivo di
unire il fare con il sapere. Prima abbiamo presentato ai ragazzi gli artisti,
poi l’opera scelta l’abbiamo fatta riprodurre in forma di murales.
D. L’inclusività, obiettivo del vostro progetto, ha prodotto
i risultati sperati?
R. Il lavoro è stato molto proficuo perché, messi tutti insieme a fare, nessuno si sentiva
escluso; non si avvertivano differenze tra i ragazzi, erano tutti alla pari, si
aiutavano e si consigliavano animati dallo stesso desiderio di vedere crescere
l’opera, senza sentirsi sminuiti se a qualcuno si chiedeva un impegno superiore.
Con un grande spirito cooperativo si è superato il blocco “dell’Io non lo so fare”.
Il successo di queste iniziative lo si percepisce parlando con i ragazzi
protagonisti: la soddisfazione che manifestano
per avervi preso parte, l’emozione che ancora sentono nel ricordare
l’esperienza, la voglia di raccontare.
“Abbiamo fatto tutto noi dall’inizio alla fine- ci dice con orgoglio Francesco Nocente
della 2^A. Il professor Di Bari ci ha mostrato
diversi murales spiegandoci cosa sono e come
riprodurli.
Realizzare l’opera tutti insieme è stato un modo per
incontrarci e conoscerci meglio, non solo tra noi ragazzi, ma anche con i
professori per averli frequentati fuori dall’orario scolastico; una bella
esperienza che vorrei ripetere e che consiglio.
Sono orgoglioso per quanto ho contribuito a fare perché abbiamo
realizzato tutto questo non per una persona ma per tutti noi, per la scuola che
adesso sento anche un po’ mia”.
Riassumiamo infine un concetto condiviso da tutti e tre gli
insegnanti: mostrare l’intero processo creativo, dall’idea al muro grezzo
all’opera finita, si sviluppano le capacità tecnico-espressive dei ragazzi, oltre
ad attirare l’attenzione dei più difficili che normalmente non si riesce a
coinvolgere.
Un simile progetto dovrebbe avere continuità nel tempo: lo
auspicano gli insegnanti, lo suggeriscono i ragazzi.
Vincenzo Pauselli
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