Il Piano Regolatore Generale di Tivoli, adottato nel 1973,
si avvia a raggiungere la rispettabile età del mezzo secolo di vita.
L’architetto Ruggero Martines, assessore al Piano, ha messo mano alla
progettazione di un nuovo strumento urbanistico chiamato ora PUGC (Piano
Urbanistico Generale Comunale), per dotare il Comune di un piano pensato e
progettato su una realtà territoriale
ben diversa da quella che negli anni sessanta ha ispirato il vecchio
PRG. Per la sua formulazione c’è una novità contenuta in una norma regionale
che raccomanda l’applicazione di meccanismi di democrazia diretta attraverso consultazioni
preventive con i cittadini. Così da qualche mese l’architetto Martines sta
seguendo un fitto calendario di incontri promossi da organizzazioni locali,
comitati di quartiere, associazioni di categorie produttive e professionali, in
modo da recepire le istanze delle differenti realtà che sul territorio vivono e
a diverso titolo operano. Ed è in tale ottica che l’assessore ha accolto l’invito
di Maria Rosaria Cecchetti, presidente del Tivoli Host, a dibattere il tema in
seno al club lions con la partecipazione di un folto ed interessato pubblico. Ricordiamo
che il piano attualmente in vigore, pensato per avere una efficacia temporale di
25 anni, è stato redatto negli anni sessanta, quando Tivoli era un polo
industriale con realtà come la Pirelli che impiegava migliaia di persone e dava
vita ad un notevole indotto di piccole e medie aziende; le cave di travertino che
erano una importante fonte di occupazione, l’industria della carta emblema
della città, la produzione di energia elettrica con la centrale dell’Acquoria (prima
centrale idroelettrica che il 4 luglio 1892 permise l’accensione delle
lampadine a Roma), ed anche una fitta rete di artigiani a supporto dell’intero comparto
industriale; a tutto ciò si associava un
forte sviluppo edilizio per soddisfare la richiesta di abitazioni. A
beneficio di chi non era presente all’incontro riportiamo un estratto di quanto
l’assessore Martines ha illustrato.

D. Architetto, nel
suo giro di consultazioni ha già incontrato un gran numero di persone, può
tracciare un primo bilancio in fatto di richieste e necessità emerse?
R. Se si
fa un’analisi del territorio ci accorgiamo che siamo prossimi alla saturazione
degli alloggi; semmai mancano quelli per le coppie giovani, e ciò è dovuto al
fatto che quando negli anni 60-70, spinti dallo sviluppo industriale si è
costruito, lo si è fatto per soddisfare la richiesta di nuclei familiari medio
grandi composti all’epoca da 5-6 persone ed oltre. Queste case ora, anche se
disponibili, non sono adatte per coppie giovani il cui nucleo familiare è la
metà rispetto al passato.
D. Ed allora cosa fare per ovviare a questo problema ed
offrire soluzioni compatibili con la domanda?
R.
Intanto procedere ad una rigenerazione urbana, trovare cioè una misura tale che
i cittadini possano riconvertire le cubature di cui dispongono. Faccio un
esempio: ho una monofamiliare, oggi incontro molte difficoltà a riconvertirla
in una bifamiliare; ed ancora, oggi ho difficoltà a demolire e ricostruire
utilizzando la stessa cubatura. Se invece si istituisse una mini premialità in
termini di cubatura, il fenomeno della demolizione e ricostruzione sarebbe più
adeguato e porterebbe ordine. Questo è un processo che con il tempo diventerà
inevitabile per l’adeguamento alle norme antisismiche, igienico sanitarie, e
per la riqualificazione energetica. Non è detto che questo meccanismo debba
andare in vigore domani, ma se non lo prevediamo oggi, non andrà in funzione
neanche fra 10-15 anni quando sarà indispensabile.
D. Assessore sono emerse richieste legate alla fruibilità
del territorio e alla mobilità che molto condiziona la vita privata e
l’organizzazione del lavoro?
R. C’è una crescente domanda di verde pubblico
attrezzato, sia per la pratica dello sport che per dare più spazi ai bambini
per i loro giochi; inoltre viene richiesto di ampliare le aree di parco e di
tutela, come pure di pensare seriamente alla creazione del parco della valle
dell’Aniene. Il problema della mobilità riguarda la inadeguatezza del trasporto
pubblico interno ed esterno verso Roma, la mancanza di posti auto, le
difficoltà quotidiane di ingresso alla città e di spostamento al suo interno per
il crescente intasamento stradale. Tivoli è una città di piano e di altura e
come il resto del Paese sta andando verso una popolazione in cui la componente anziana è sempre più alta, pensiamo allora a
Braschi, quartiere in cui non si riesce a posteggiare e dove le persone anziane
hanno difficoltà a spostarsi.

D. Per realizzare un piano capace di prendere in carico le
differenti e complesse esigenze serve dunque una capacità progettuale proiettata
nel futuro ma anche cospicui investimenti.
R. Questo è vero, ma è anche vero che non possiamo rinunciare al
progetto. Progettare opere da qui a 20 anni
non deve spaventare, perché ciò che appare faraonico oggi, sarà
indispensabile domani, e quindi bisogna predisporre oggi le condizioni perché
domani si possano realizzare. Riprendo l’esempio di Braschi: progettare una
mobilità meccanica circolare è indispensabile per non condannare la popolazione
anziana all’isolamento e permettere di spostarsi a quanti, per motivi diversi,
devono rapportarsi con chi abita in questo quartiere. Ad una esigenza così
complessa non si potrà rispondere nel breve tempo, abbiamo però l’obbligo di
pensare a questi progetti, avveniristici sulla carta, ma indispensabili prima o
poi per la stessa sopravvivenza di chi vi risiede.
D. Tivoli è una città a vocazione turistica con una elevata concentrazione di attrazioni ed opere d’arte
di valore conosciute nel mondo, ma nonostante ciò soffre di presenze.
R. E’ vero, abbiamo Villa d’Este, Villa Adriana, Villa Gregoriana, il
tempio di Ercole vincitore, la Sibilla, ma Tivoli non è una città pronta per
l’accoglienza turistica, ne sotto il
profilo delle infrastrutture, ne per i collegamenti con le grandi città, e
neanche per la disponibilità di posti letto, se ne contano meno di 1.400 in
totale, metà dei quali stanno su Tivoli terme che è troppo scollegato con il
centro della città. Altra risorsa potrebbe essere il turismo termale, dove ora
è predominante l’aspetto terapeutico sostenuto dalle ASL. Manca di fatto un
turismo di benessere che mai è stato incentivato, in parte per la scarsa
disponibilità di posti letto, in parte per la mancanza di una accoglienza dedicata
e specializzata con offerte specifiche rivolte ad una clientela con
disponibilità economica; questo porterebbe beneficio non solo all’attività
termale ma a tutta la città.
D. Parliamo ora del comparto industriale. Quale tipo di
sviluppo è immaginabile per Tivoli?
R. Il Comune è stato nel passato un importante
polo industriale ma che ha smesso di esserlo da qualche decennio con
l’esaurirsi od il ridursi di alcune attività caratterizzanti il territorio:
penso all’industria della carta, a quella estrattiva, all’abbandono della
Pirelli e alla morte di tante piccole aziende ad essa legate. Difficile
immaginare perciò come sarà il futuro industriale di Tivoli; però pensiamo allo sviluppo della logistica e dei trasporti,
mettendo a disposizione spazi sufficienti per due tipi di aziende: tagli da 200
a 500 metri quadrati per quelle a
carattere artigianale, e dai 3 ai 5 mila metri quadrati ed oltre per le aziende
più grandi, perché la logistica ha bisogno di grandi spazi. Va poi fatta una profonda
riflessione sulla superficie delle cave di travertino quasi tutte in via di
esaurimento. Questa area così grande può
trasformarsi in qualcosa di diverso che continui a dare valore a questi
terreni. Ed ancora, che fare di tutti gli edifici industriali che oggi sono abbandonati?
Questi volumi, tra l’altro brutti a vedersi, sono da riutilizzare, ma non lo si
può fare se non si dispone di uno strumento che permetta di riconvertirli.

D. Per un progetto tanto complesso e per i numerosi passaggi
di controllo ed approvazione cui va sottoposto, si richiedono certamente tempi
medio lunghi per la sua redazione ed applicazione; quale previsione si può
ragionevolmente fare?
R. Una volta terminate le consultazioni con la popolazione (fra un mese
e mezzo circa), si passerà alla progettazione delle linee guida del Piano che
saranno portate in Consiglio comunale per l’approvazione, seguirà quindi la pubblicazione
all’albo pretorio per ulteriori osservazione da parte dei cittadini. Trascorso
questo periodo, il tutto andrà inviato alla citta metropolitana che indirà la
conferenza di servizi per l’approvazione. Da quel momento inizierà la fase
di chiusura del piano alla cui
progettazione non si è mai smesso di lavorare. Ritengo che l’iter possa
concludersi entro la fine di questa consigliatura, cioè entro il 2019.
Vincenzo Pauselli